In queste ore, le notizie che arrivano dal Myanmar, colpito da un devastante terremoto di magnitudo 7.7, ci riportano bruscamente alla realtà. Eventi come questi ci ricordano quanto la natura possa essere imprevedibile e quanto, in pochi istanti, possa cambiare la vita di intere comunità. Di fronte a queste immagini, è naturale chiederci: cosa fanno i paesi abituati a convivere con il rischio sismico?
Uno dei casi più emblematici è il Giappone, in particolare Tokyo, una delle città più esposte e, allo stesso tempo, più preparate al mondo. Qui, il rischio non è una possibilità remota, ma una certezza statistica. Ed è proprio da questa consapevolezza che nasce il Japanese Earthquake Reinsurance (JER), un sistema di assicurazione collettiva contro i terremoti che esiste dal 1966.
Il funzionamento è tanto semplice quanto efficace: lo Stato giapponese e le compagnie assicurative private collaborano per garantire che, in caso di terremoto catastrofico, i costi non ricadano solo sui singoli cittadini o sulle imprese assicuratrici. Se i danni superano un certo limite, lo Stato interviene direttamente a coprire parte dei risarcimenti. Oggi, circa un terzo delle famiglie giapponesi dispone di una copertura assicurativa contro i terremoti.

Ma l’aspetto più interessante non è solo finanziario. A Tokyo, la prevenzione è cultura. Fin dalle scuole elementari, i bambini imparano come comportarsi durante una scossa. Le esercitazioni di evacuazione sono frequenti e gli edifici sono costruiti con tecnologie avanzate per resistere anche a terremoti di forte intensità. La protezione delle persone e delle infrastrutture è una priorità visibile ovunque.
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E da noi, in Svizzera? Il confronto può sembrare distante, ma non lo è del tutto. Anche nel nostro paese, il rischio sismico e di altre catastrofi naturali è presente. Non parliamo di frequenze paragonabili a quelle nipponiche, ma negli ultimi anni si è registrato un aumento di eventi sismici di media entità. La differenza sta nella percezione. In Svizzera il tema non è ancora così sentito e, anche se esistono coperture assicurative contro i terremoti, non sono molte le persone che scelgono di sottoscriverle.
Il modello giapponese ci mostra che la resilienza non si costruisce solo dopo la catastrofe, ma molto prima. La vera forza sta nell’educazione, nella preparazione e nella prevenzione. Ed è una riflessione che, anche da questa parte delle Alpi, vale la pena tenere a mente.
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