Negli ultimi giorni, il commercio tra Stati Uniti e Unione Europea è entrato in una nuova fase di tensione. Donald Trump ha minacciato di imporre dazi del 200% su vini, champagne e altre bevande alcoliche europee, in risposta alla tariffa del 50% che l’UE ha applicato sul whisky americano. Insomma, si profila una battaglia commerciale… a suon di brindisi (o di bicchieri rotti).
Cosa sta succedendo?
Tutto è iniziato quando gli Stati Uniti hanno introdotto dazi del 25% su acciaio e alluminio europei. L’Unione Europea non è rimasta a guardare e ha risposto con tariffe su prodotti simbolo americani come il whisky, i jeans Levi’s e le moto Harley-Davidson. Trump, che di certo non è uno che incassa senza reagire, ha deciso di alzare ulteriormente la posta, minacciando tariffe proibitive sui vini europei.
Chi rischia di più?
L’Europa esporta ogni anno negli USA bevande alcoliche per oltre 10 miliardi di dollari, di cui ben 5,4 miliardi solo di vino. Un dazio del 200% renderebbe il vino europeo praticamente intoccabile per i consumatori americani, che si troverebbero a scegliere tra bottiglie a prezzi esorbitanti o alternative più economiche. E per i produttori di vino europei? Sarebbe un vero disastro, visto che il mercato americano è uno dei più redditizi.
I produttori di champagne francesi e di prosecco italiani stanno già facendo i conti con il possibile crollo delle vendite, mentre in Spagna e Portogallo si teme che le esportazioni possano bloccarsi del tutto. Il rischio? Una crisi del settore vinicolo europeo con conseguenze a catena su tutto l’indotto, dai vigneti alle aziende di trasporto.

L’Europa come risponde?
Ovviamente, Bruxelles non è rimasta a guardare. L’UE ha criticato duramente le minacce di Trump e ha fatto sapere di essere pronta a difendere i propri interessi. I diplomatici europei stanno cercando una via di dialogo per evitare che la situazione degeneri in una guerra commerciale su larga scala. Nel frattempo, i produttori europei sperano che si trovi una soluzione prima che le nuove tariffe entrino in vigore.
Che succede ora?
Se la situazione dovesse peggiorare, le ripercussioni sarebbero notevoli. Un’ulteriore escalation potrebbe colpire anche altri settori e creare incertezza sui mercati finanziari. Alcuni analisti temono che questa tensione possa ridurre il commercio tra le due sponde dell’Atlantico, frenando la crescita economica.
E la Svizzera? Dobbiamo preoccuparci?
Anche se la Svizzera non fa parte dell’UE, potrebbe comunque subire conseguenze indirette. Il commercio svizzero è strettamente legato a quello europeo, e una crisi del settore vinicolo potrebbe avere impatti anche su aziende elvetiche che lavorano nel settore agroalimentare e della logistica. Inoltre, un aumento dell’instabilità sui mercati finanziari potrebbe riflettersi anche sulla Borsa svizzera e sugli investitori locali.
Tuttavia, c’è anche un’opportunità: se il vino europeo diventasse troppo costoso negli USA, la Svizzera potrebbe rafforzare la propria posizione come partner commerciale neutrale e affidabile. Insomma, dipenderà tutto da come evolverà la situazione nei prossimi mesi.
Nel frattempo, per i produttori europei è meglio sperare che la diplomazia faccia il suo lavoro… oppure che Trump si appassioni improvvisamente al Chianti e cambi idea!

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